Il tempo
in toscana
A cura del LAMMA
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Arezzo
Sorge in una delle più belle zone della Toscana,
circondata da valli, colline e boschi.
Nella sua provincia si estendono le grandi vallate
di Valdarno, Valdichiana, la Val Tiberina e il Casentino.
Le sue origini sono etrusche e forse fu una sede
delle 12 lucumonie etrusche.
La famosa Arretium, che fu snodo importante in ina
posizione strategica sia economica che culturale. |
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Nel
medioevo fu soggetta a forti mutamenti, da periodi
di splendore a momenti di declino, causati non solo
da scontri e da contese feudali, ma anche dalla
crescita di altre importanti realtà che divennero
punto di riferimento economico, culturale e artistico
come Firenze a cui venne venduta più volte,
nel 1337 e successivamente nel 1384.
Dovettero passare secoli prima che Arezzo rivedesse
qualche bagliore di crescita; grazie alla costruzione
della grande ferrovia che univa Roma a Firenze poté
sfruttare nuovamente il commercio.
La crescita economica continua con un pianificato
sviluppo urbanistico intorno al centro storico tutelandone
i monumenti.
Quel che appare oggi di Arezzo è una città
ben organizzata con un polo industriale e commerciale.
Nonostante i periodi bui di decadimento, Arezzo
conserva ancora una storia preziosissima, a cominciare
dai personaggi qui nati e divenuti famosi nel mondo:
Caio Cilnio Mecenate, 'mecenate' di Virgilio e Orazio,
il grande Petrarca, il Vasari, Francesco Redi, Guido
d'Arezzo e l'Aretino.
Oltre ai monumenti importanti e alle chiese, il
centro storico di Arezzo merita una visita attenta,
durante la quale potrete scoprire bei palazzi, aspetti
architettonici caratteristici ed una suggestiva
atmosfera. |
DA NON PERDERE AD AREZZO
Chiesa S. Francesco (XIII sec.)
Costruita in stile gotico, rimaneggiata nel XIV
sec. e agli inizi del '900.
L'esterno si presenta con una semplice facciata fiancheggiata
dal suo campanile.
L'interno conserva uno dei più grandi capolavori
del rinascimento italiano di tutti i tempi: il ciclo
di affreschi della "Leggenda della Croce"
di Piero della Francesca. Il ciclo, che si ispira alla
'Leggenda aurea' di Jacopo da Varagine, fu realizzato
tra il 1453 e il 1464. Notevole la cappella Guasconi
con affreschi di Spinello Aretino (c. 1400), il rosone
della facciata con vetrata di Guillaume de Marcillat,
e alcune edicole gotiche e rinascimentali.
Telefono: 0575.24001 0575.900404
Web: www.pierodellafrancesca.it
La
chiesa di Badia
Costruita dai Benedettini nel XIII sec. e ampliata nella
metà del '500 dal Vasari. All'interno è
conservato un Crocifisso di Segna di Bonaventura e il
monumentale altare di Giorgio Vasari. Attiguo alla Chiesa
sorge l'ex monastero a destra della chiesa si trova
un elegante chiostro quattrocentesco.
I
monumenti lungo il Corso
Quella che è sempre stata la via principale di
Arezzo, conserva i più bei palazzi della città,
chiese, angoli caratteristici, torri e monumenti.
Una passeggiata lungo Corso Italia è doverosa
per chi viene ad Arezzo, anche per quelli più
frettolosi.
Passeggiando si incontrano la Chiesa di S. Michele eretta
intorno al '200, con campanile del '300, i palazzi Bacci
e Altucci, una casatorre del XIII sec., il trecentesco
palazzo Camaiani-Albergotti affiancato dalla "torre
della Bigazza" eretta nel 1351 e notevolmente modificata
durante il fascismo per fungere da 'torre del littorio'.
Di fronte alla casa-torre sorge la Pieve S. Maria, costruita
a partire dal 1140 con inserimenti gotici fino ai primi
decenni del '300, manomessa dal Vasari nel '500 e radicalmente
restaurata a fine '800. E' uno dei più belli
esempi di romanico in Toscana.
La mirabile facciata romanica manifesta influenze pisanolucchesi
(sec. XIII) col portale centrale ornato da una raffigurazione
dei Mesi e la poderosa torre campanaria (1330) detta
delle 'cento buche', a causa della struttura a bifore.
Piazza Grande è una delle più suggestive
della città, in cui viene esaltato l'effetto
scenografico, teatro della Giostra del Saracino della
notissima Fiera antiquaria che si tiene ogni mese. Nella
piazza sorgono la cinquecentesca fontana pubblica, il
palazzo del Tribunale, il palazzo della Fraternita dei
Laici e il palazzo delle Logge eretto nel 1537 su progetto
del Vasari.
Continuando oltre il corso, lungo via dei Pileati, si
incontra il grande Palazzo pretorio (sec. XIV-XV) e
la casa del Petrarca, sede dell'Accademia Petrarca di
Lettere Arti e Scienze. Continuando lungo il passeggio
del Prato, con la degradata Forteza medicea, si giunge
al Duomo, iniziato nel XIII sec. ma fu terminato nei
primi del XIV. All'interno, si trovano importanti opere,
tra cui "la Maddalena", affresco di Piero
della Francesca, l'arca di S. Donato e il cenotafio
del vescovo Guido Tarlati (1330).
Chiesa di S. Domenico, conserva il grandioso Crocifisso
di Cimabue.
Casa
Vasari
Abitazione di Giorgio Vasari progettata dallo stesso
(1540-48).
Indirizzo: Via XX Settembre, 55
Telefono: 0575.409040
^Inizio^
STORIA
DI AREZZO
Quando Roma non era ancora nata, già Arezzo,
era una delle più forti e possenti lucumonie
etrusche e doveva avere un posto di preminenza nella
Confederazione delle 12 grandi città-stato (Mantova,
Felsina, Ravenna, Arezzo, Cortona, Chiusi, Volsinio,
Veio, Cere, Tarquinia, Vetulonia, Populonia). Anche
lo storico latino Tito Livio la dice antica, ricca e
potente città; tale possiamo riconoscerla pure
noi per la testimonianza di numerosi e importantissimi
reperti archeologici, che dimostrano lo splendore delle
arti e la perfezione dell'artigianato aretino in un'epoca
in cui tutti i popoli italici erano soltanto al primo
stadio della civiltà. Delle possenti mura che
cingevano l'etrusca Arezzo, lodate da Vitruvio, non
rimangono oggi che pochi ruderi sul pendio del colle
di San Cornelio, donde aveva inizio la città
che si estendeva verso la valle in forma di croce, come
ricorda il nome della porta Colcitrone, che significava
"crucifera". Furono i Romani ad abbattere
le forti e belle mura della città, che a lungo
e valorosamente aveva resistito alla loro espansione.
Ben presto Arezzo, come tutte le città della
Confederazione etrusca, si trovò ad essere attratta
nell'orbita della nuova città romulea, che si
palesava pericolosa rivale; ma la forte lucumonia tentò
con ogni modo di salvare la propria indipendenza,ora
stringendo patti di alleanza ed amichevoli relazioni
commerciali, ora contrastando apertamente o per bocca
di ambasciatori o con la forza delle armi. Così,
per esempio, nel 294 a.C. concluse con Roma un trattato
di reciproco aiuto, per cui ottenne un esercito romano
contro i Galli Senoni che avevano oltrepassato il Po
e la minacciavano ormai da vicino; per questo intervento
armato la città fu salva. All'epoca della seconda
guerra punica Arezzo si dimostrò alleata fedele
di Roma, tanto che i suoi abitanti ebbero, in riconoscimento
della loro fedeltà, la cittadinanza romana e
furono aggregati alla tribù Pomptina. Poi però
le legioni di Roma occuparono militarmente tutta quanta
la Penisola ed il valore dei cittadini non fu sufficiente
a salvare Arezzo dalla conquista romana.
La vittoriosa rivale, abbattute le mura, costrinse gli
Aretini a servire i nuovi coloni, ad erigere i colonnati
delle basiliche o gli anfiteatri sopra le loro antiche
necropoli, ma selciò anche nuove strade, costruì
acquedotti, incrementò i commerci, trasformò
la città etrusca in una importante stazione militare
romana sulla Via Cassia, diede nuovo impulso all'arte
dei vasai. Mentre Mario e Silla si contendevano il dominio
di Arezzo, sorgeva nella romana Arretium l'arte figulina.
La finissima, quasi impalpabile argilla che si trova
in abbondanza nel terreno intorno ad Arezzo faceva infatti
nascere l'idea di riprodurre con questa terra cotta
i magnifici vasi d'argento e d'oro che Mario aveva riportato
da Atene; le riproduzioni effettuate dai più
esperti vecchi vasai etruschi guidati da schiavi greci
o da operai espressamente fatti venire dalla Grecia,
emularono ben presto la fama dei vasi di Samo, di Pergamo,
di Samotracia. Erano anfore, tazze, boccali o semplici
piatti, dove il popolo beveva o mangiava normalmente
con noncuranza. Verso la fine del I secolo a.C. gli
«Arretina vasa» erano divenuti così
famosi, da essere ricercati non solo in tutta la Penisola
Italica, ma nelle Gallie, nella Spagna, nell'Africa
Settentrionale. In Arezzo, trascurando le minori, esistevano
più di venti fabbriche con numerosi operai; le
più famose erano le botteghe, tramandate da padre
in figlio, delle famiglie Ansia, Rasinia,Umbricia, Memmia,
nomi che si leggono a rilievo in numerosissimi vasi
o frammenti, come sigillo di fabbricazione.
Purtroppo I'avvento del Cristianesimo fece decadere
quest'arte, perchè l'ornamentazione dei vasi
era ispirata agli antichi miti o a scene di vita pagana,
e quindi i cristiani non li comperavano; a poco a poco
anzi le fabbriche si chiusero e degli splendidi vasi
aretini si perdette persino la memoria, fino a che gli
scavi non ne riportarono qualcuno alla luce. Ma nell'epoca
romana I'industria figulina era fiorentissima tanto
da rendere ricca e rinomata la città, che si
abbellì di splendide ville con pavimenti a mosaico,
di sontuosi edifici pubblici, di terme e di teatri.
Tuttavia Arezzo, che si trovava sulla grande strada
di transito, finì per essere campo di battaglia
fra le orde barbariche calate dal nord e gli eserciti
romani inviati ad impedire il passaggio; dovette così
subire più volte assalti, saccheggi e distruzioni.
Fu occupata dai Longobardi, poi dai Franchi e quindi
passò a far parte del Marchesato di Toscana.
Nel frattempo era andata aumentando I'autorità
dei vescovi; il Cristianesimo si era diffuso molto presto
in Arezzo e già nel IV secolo la Chiesa aretina
era efficiente e ben organizzata.
In Arezzo, come in moltissime altre città d'Italia
in quel periodo, i vescovi assunsero dunque il ruolo
di strenui difensori della romanità, imponendosi
col prestigio dell'autorità spirituale agli stessi
barbari invasori. Poco dopo il Mille anche in Arezzo
cominciarono a istituirsi e a prender via via sempre
maggior vigore quegli ordinamenti democratici, quelle
organizzazioni artigiane, che porteranno alla costituzione
del libero Comune. Tuttavia la vita della popolazione
e la floridezza cittadina erano basate sull'agricoltura;
perciò i nobili feudatari e prima di tutti il
vescovo-conte, i quali possedevano quasi tutte le terre
del contado, conservarono sempre un posto preminente
ed una grande autorità nella politica del Comune.
Nel frattempo Firenze si era andata ingrandendo ed aveva
potuto sviluppare un fiorente artigianato e varie industrie;
mirava quindi ad espandere la sua sfera d'influenza
politica e ad acquisire nuovi mercati per lo smercio
dei suoi prodotti. Nella seconda metà del secolo
XIII Arezzo lottò a lungo contro Firenze e gli
altri comuni guelfi di Toscana. Nel 1287 Fiorentini
e Senesi alleati assediarono Arezzo, strenuamente difesa
dal popolo guidato dal suo vescovo Guglielmino Ubertini,
ma fallirono e si allontanarono. Gli Aretini però
li inseguirono e sconfissero decisamente i Senesi a
Pieve del Toppo (1288); sul campo di battaglia rimase
ucciso anche Lano da Siena, come ricorda Dante Alighieri
(Inferno XIII v. 120). L'anno seguente tutti i guelfi
di Toscana si coalizzarono contro Arezzo e gli altri
Comuni ghibellini e nella famosa battaglia di Campaldino,
l'11 giugno 1289, li batterono rovinosamente. In questo
periodo, pur tanto burrascoso e non sempre fortunato,
che va dall'inizio del secolo XIII alla morte di Guido
dei Tarlati (1327), Arezzo conseguì una magnificenza
ed una floridezza non mai prima e non più dopo
godute: vi convenivano i migliori artisti dell'epoca,
chiamati a costruire nuove chiese e nuovi palazzi o
a decorare quelli già esistenti; fioriva I'università,
dalla quale uscivano eccelsi teologi e rinomati giuristi.
Ma dopo la morte del grande Vescovo e Signore cominciò
la decadenza, e dieci anni più tardi la città
fu ceduta alla rivale Firenze, perdendo così
definitivamente la sua libertà. È vero
che gli Aretini non subirono tale perdita rimanendo
passivi; al contrario, tra la fine del XIV e I'inizio
del XVI secolo più volte insorsero tentando di
riconquistare l'indipendenza , ma dopo I'avvento della
Signoria medicea gli Aretini abbandonarono I'idea di
ribellarsi, e la formazione del Ducato di Toscana (divenuto
poi Granducato) deferito ancora dai Medici riportò
la tranquillità in tutta la regione: Arezzo entrò
a farne parte insieme con Firenze e con tutte le altre
città della Toscana. Seguì un lungo periodo
di calma, turbata solo nel 1799 dall'invasione delle
truppe napoleoniche che furono però scacciate.
Con il 1815, dopo il Congresso di Vienna, Arezzo e tutta
la provincia tornarono a far parte del ricostituito
Granducato di Toscana, finché nel 1861 in seguito
a plebiscito furono annesse al Regno d'Italia.
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