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METE TURISTICHE

Piazza Grande
Suggestivo scenario della Giostra del Saracino e della fiera antiquaria, si apre nel cuore della città medioevale. Occupa con la sua caratteristica composizione planimetrica forma trapezoidale, superficie fortemente inclinata la parte più bassa dell’antica platea communis, sorta attorno al 1200 e dotata di un perimetro assai più esteso dell’attuale, dominato a monte dal palazzo del Comune (del quale restano scarse tracce in cima a via Pelliceria) e dal palazzo del Popolo, i cui ruderi sono visibili alla sommità di via dei Pileati, incorporati nel muraglione di sostegno del terrapieno del Prato. Nel corso del Cinquecento, abbandonato il primo dei due palazzi pubblici ad un progressivo degrado ed abbattuto il secondo, profondamente modificato il sistema difensivo, la piazza fu ridotta alle dimensioni attuali con la realizzazione, sul lato NE, del loggiato vasariano.
E' questa la più profonda alterazione subita dall’impianto urbanistico medioevale della piazza; gli altri tre lati, dove le trasformazioni edilizie legate al trascorrere del tempo sono state meno radicali, offrono un’armonica sintesi dell’architettura toscana dal Duecen­to al Settecento. Sui lati posti a Sud Est e a Sud Ovest si susseguono edifici e palazzi di carattere civile, adibiti a residenza privata; il lato Nord Ovest, racchiuso tra via di Seteria e via G. Vasari, è completamente occupato dall’abside della Pieve di S. Maria, dal palazzo del Tri­bunale e dal palazzo di Fraternita.

Giostra Del Saracino
Prima domenica di settembre (edizione principale) e terza domenica di giugno (anche se l'edizione "secondaria" della Giostra non ha mai avuto una collocazione fissa e consequienzale nel tempo). Antico torneo cavalleresco, risalente al Medio Evo, ripristinato nel 1931 in forma di rievocazione storica. Preceduto da un variopinto corteo storico, che allinea per le vie della città oltre 250 figuranti, il torneo si svolge nella suggestiva cornice di piazza Grande. Qui, dopo evoluzioni equestri e virtuose esibizioni degli Sbandieratori della città di Arezzo, i cavalieri dei Quartieri di Porta Crucifera, Porta del Foro, Porta S. Andrea e Porta S. Spirito si lanciano al galoppo contro un automa corazzato (il buratto del Saracino) e armato di flagello, raffigurante il saraceno “Buratto, Re delle Indie”. Numerosi i colpi di scena, determinati dall’abilità, dal coraggio e dalla fortuna dei cavalieri. Vince la coppia di giostratori che, nel colpire lo scudo del Saracino, realizza il maggior punteggio. In caso di parità si ricorre agli spareggi. Al Quartiere vincitore è assegnata la “lancia d’oro” creata appositamente per ogni giostra e quindi mai uguale.

Cinta Muraria e Fortezza Medicea
Notevole testimonianza dell’architettura militare cinquecentesca, si eleva alla sommità della spianata del Prato, a 305 m. di quota.
Massiccia costruzione poligonale, perfettamente inserita nella cintura delle mura, l’attuale fortificazione fu realizzata su direzione di Antonio da Sangallo (il Giovane) e Nanni Unghero tra il 1538 ed il 1560. Eretta sopra l’area dell’antica cittadella medioevale, rasa al suolo per eliminare ogni impedimento al tiro delle bocche da fuoco, inglobò buona parte del Forte a forma trapezoidale progettato da Giuliano e Antonio (il Vecchio) da Sangallo nei primi anni del Cinquecento: della precedente costruzione sono visibili due baluardi del fianco Est (quelli del Ponte di Soccorso e della Chiesa, riconoscibili per la forma a saliente ottuso) e alcuni tratti di cortina. Di nuova impostazione i bastioni del fianco occidentale (del Belvedere, della Spina, della Diacciaia), nonché gli ambienti interni, costituiti da un intricato reticolo di stanze, gallerie, pozzi e prese d’aria, dislocati a diversi livelli ed in gran parte non praticabili.
Originariamente dotata di tre porte e circondata da un ampio fossato, la Fortezza rimase in efficienza fino al tardo Settecento. Nell’anno 1800 venne parzialmente smantellata dai militari francesi; sul fianco Ovest è ancora visibile la lesione causata da un potente ordigno esplosivo. Il restauro, avviato a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, figura tra gli attuali programmi municipali. Ampia e panoramica la veduta che si abbraccia dagli spalti, dominanti sulla città, la piana aretina, la valle dell’Arno, il massiccio del Pratomagno, l’alpe di Catenaia, le vette di Poti e di Lignano

Il Parco della Fortezza Medicea
Situato tra la Cattedrale e la Fortezza, è il parco cittadino di più antico impianto e di maggior suggestione, per la posizione elevata, l’al­beratura secolare, la collocazione in un’area di grande interesse archeologico, che attende di essere debitamente valorizzata. Occupa la superficie di una vasta depressione naturale, che alcuni secoli or sono separava due cime collinari, corrispondenti agli insediamenti della Cattedrale e della Fortezza. Colmato il dislivello nel corso dei secoli, l’area fu sistemata a giardino pubblico sede di concerti, corse di cavalli alla tonda, spettacoli aerostatici e pirotecnici a partire dall’inizio dell’Ottocento.
L’estensione attuale, da porta Stufi al bastione meridionale della Fortezza (nei cui pressi sono visibili resti archeologici di età i romana), è stata raggiunta nella prima metà del nostro secolo. Al 1928 risale il gruppo marmoreo del monumento a Francesco Petrarca, opera di Alessandro Lazzerini, collocato al centro del parco.

La Cattedrale
Imponente costruzione gotica, avviata sul finire del Duecento e protratta con varie interruzioni fino all’inizio del Cinquecento, il Duomo domina con la sua mole la sommità della collina aretina, svettando su tutte le vedute della città. La facciata, rimasta incompiuta, è stata realizzata all’inizio del Novecento su disegno di Dante Viviani. Il trecentesco portale romano-gotico del lato destro è fiancheggiato da due tronconi di colonna in porfido residuati da un edificio preesistente (forse romano); nella lunetta un gruppo trecentesco in cocciopesto (Madonna con Bambino, tra S. Donato e Gregorio X). A fianco dell’abside poligonale è stato eretto a metà dell’Ottocento il campanile; la cuspide è opera novecentesca.
L’interno è diviso in tre maestose navate da alti pilastri polistili, che assieme agli archi ogivali conferiscono all’insieme un forte slancio ascensionale; notevoli le vetrate a colori, in gran parte opera di Guglielmo de Marcillat (XVI sec.). Da segnalare, nella navata destra., il gotico sepolcro di Gregorio X (XIV sec.) e la cappella Tarlati (1334); sopra l’altare maggiore l’Arca di S. Donato, opera di artisti aretini, senesi e fiorentini del XIV sec.; nella navata sinistra. il prezioso affresco di Piero della Francesca raffigurante la Maddalena (1465?) ed il Cenotafio di Guido Tarlati (1330). L’ampia cappella della Madonna del Conforto, opera dell’ultimo Settecento, contiene terracotte robbiane. Annessi alla cattedrale i locali del Museo Diocesano e dell’Archivio Capitolare.

 

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